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L’aderenza terapeutica ti allunga la vita

Non è un Obbligo, è la Prova d’Amore che Salva il Tuo Cuore!

michelotto guglielmi

Medici e Istituzioni Insieme per una Migliore Qualità di Vita dei Cardiopatici

GIOIA DEL COLLE (BA), 25 Ottobre – Presso il Centro specialistico cardiologico Lifè, la mattinata ha ospitato una conferenza di grande impatto sull’Aderenza Terapeutica, promossa da AMA CUORE Bari. L’evento ha visto in prima linea il cardiologo del territorio di lungo corso Dott. Luigi Carella e la Dott.ssa Federica Carella, riunendo iscritti, cittadini e un parterre politico che si è dimostrato “più attento del solito” alle esigenze di pazienti e medici.

Ad aprire l’incontro, Francesco Pastanella, Presidente di AMA CUORE Bari, ha portato il saluto dei pazienti, evidenziando il valore cruciale della condivisione delle esperienze nel percorso di cura.

Aderenza: Il Superpotere del Paziente e l’Appello per l’Appropriatezza

Il Dott. Luigi Carella ha ribadito con forza che la terapia non è un obbligo, ma il “Gesto d’Amore che salva il tuo cuore”. Dati scientifici alla mano, la buona aderenza è un vero e proprio superpotere, capace di ridurre del 47% la morte per infarto, scompenso cardiaco ed ictus. L’intervento è stato un invito al protagonismo del paziente: “Aderire è una scelta consapevole che trasforma le cure in salute e la paura in sicurezza.”

Allarme su Medicina Difensiva e Liste d’Attesa

Il dibattito si è poi focalizzato sull’efficienza del sistema sanitario. È stata sollevata la necessità di garantire la serenità dei sanitari, spesso costretti a cadere nella trappola della medicina difensiva per cautela. È stato sottolineato che la mancanza di appropriatezza prescrittiva – spesso causata da timori legali – ha un costo stimato di circa 10 miliardi di euro l’anno, aggravando liste d’attesa e spesa sanitaria. I clinici hanno sollecitato i presenti a favorire l’appropriatezza come via per l’efficienza.

Politici in Prima Linea: Un Ascolto “Più Attento del Solito”

L’incontro ha visto una sentita e costruttiva partecipazione di amministratori, coordinati dal Dott. Giuseppe Cascella (medico e delegato prevenzione e rete Citta Sane per il Comune di Bari e Sport e Salute per la Citta Metropolitana). La sensibilità mostrata dalle istituzioni è stata particolarmente notata dai partecipanti:

  • L’On. Umberto Pagano, Membro della Commissione Bilancio, si è dimostrato estremamente attento alle problematiche dei pazienti e alla sostenibilità del sistema sanitario. L’Onorevole Pagano ha definito l’aderenza come un “atto di responsabilità civica e un investimento collettivo”, promettendo massimo supporto istituzionale.
  • Particolarmente apprezzato è stato l’intervento dell’Assessora alla Giustizia, Benessere sociale, Diritti  del Comune di Bari, Elisabetta Vaccarella. L’Assessora ha elencato con dovizia di particolari le tante iniziative dell’amministrazione Comunale per le politiche sociali, dimostrando un’attenzione concreta e diretta alle necessità di chi si trova in condizioni di fragilità.
  • Nonostante gli impegni istituzionali, è intervenuto anche il Presidente uscente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che ha portato la sua prospettiva, frutto dell’attenzione meticolosa ereditata dal suo precedente ruolo di magistrato per la tutela e lo sviluppo del territorio. Presente anche l’on. Marco Lacarrae Leo Magrone Segretario Sindacale Nazionale.

Luigi Carella e Giuseppe Cascella hanno concluso fornendo consigli pratici e accessibili per superare la dimenticanza (uso di app, calendari o il rituale del portapillole).

ELISABETTA VACCARELLA RICCARDO UBALDO PAGANO

Il messaggio finale risuonato in sala è stato chiaro: tutti, dai medici ai pazienti e alle Istituzioni, devono essere protagonisti per una migliore qualità di vita del paziente cardiopatico. L’impegno quotidiano verso la propria salute è la vera chiave della longevità e dell’efficienza del Sistema Sanitario.

Aderenza alla Terapia

 

Medicina e Territorio: Editoriali per lo Sviluppo

MEDICINA PER LO SVILUPPO DEL TERRITORIOMedicina per lo sviluppo del territorio 2

La salute è il cuore pulsante di ogni comunità: in questa raccolta di editoriali, in corso di pubblicazione sul Corriere Nazionale.net , esploro come la medicina, l’innovazione sanitaria e la collaborazione tra professionisti possano diventare leve fondamentali per la crescita e il benessere del territorio. Un viaggio settimanale tra esperienze, riflessioni e proposte concrete per rendere la sanità sempre più protagonista dello sviluppo locale.

Il progetto nasce dopo la pubblicazione di questo articolo : Clicca —->QUI 

Bari 16.10.2025    Riccardo Guglielmi

La presentazione del dott. Antonio Peragine, direttore Corriere Nazionale.net

La Medicina che fa crescere il Paese: ogni sabato una nuova storia di salute e territorio

La medicina non è solo cura: è il cuore pulsante del benessere collettivo e della crescita dei nostri territori. Da oggi, il Corriere Nazionale.net lancia una nuova serie di editoriali settimanali – ogni sabato – dedicata proprio a questo tema: raccontare come la salute, la prevenzione, l’innovazione e la solidarietà possano trasformare le comunità, rendendole più forti, coese e prospere.

Immagine per lancio editoriali

Gli editoriali sono prodotti dal nostro Giornalista Scientifico, Riccardo Guglielmi, da oltre 50 anni impegnato nella cura dei cardiopatici, nel giornalismo e nel volontariato per diffondere messaggi di prevenzione e cultura della salute. L’obiettivo è quello di prendere spunto da questi editoriali per la realizzazione di un’opera più complessa: un saggio che avrà per titolo “Medicina per lo sviluppo del territorio”. Attraverso storie, dati, esempi concreti e buone pratiche che fanno la differenza nelle città e nei piccoli centri italiani, vogliamo seminare idee, ispirare soluzioni e accendere il dibattito su un nuovo modo di intendere la medicina: non solo come risposta alla malattia, ma come leva di sviluppo sociale, economico e culturale.Questa serie di editoriali settimanali sarà il seme per un progetto che punta in alto: coinvolgere professionisti, cittadini, amministratori e giovani medici in un percorso di crescita condivisa, dove ogni storia diventa esempio e stimolo per il futuro.

Ti aspettiamo ogni sabato sul Corriere Nazionale.net, per scoprire insieme come la medicina può davvero cambiare il volto del nostro Paese. Perché investire in salute significa investire nel futuro di tutti.

Antonio Peragine
Direttore Corriere Nazionale.net”

antonio.peragine@gmail.com

La Medicina che fa crescere il Paese: ogni sabato una nuova storia di salute e territorio 

—–  CARTELLA DEGLI ARTICOLI DI QUESTO PROGETTO

EDITORIALI DA BARI 

La Salute come Motore di Crescita

La medicina non è solo cura, ma un potente catalizzatore di progresso. A Bari, come in ogni angolo d’Italia, investire in sanità significa costruire comunità più forti, coese e prospere. La salute non è un costo, ma un investimento che genera lavoro, innovazione e benessere collettivo. Come possiamo trasformare questa visione in realtà?

Ambiente, Natura & Salute

Di 

La storia ci insegna che la medicina è sempre stata intrecciata con lo sviluppo dei territori. Dai templi di Imhotep nell’Antico Egitto agli ospedali militari romani, fino al Servizio Sanitario Nazionale del 1978, la salute ha plasmato società più resilienti. Oggi, in un mondo che invecchia e affronta nuove sfide, come le malattie croniche e le disuguaglianze, la medicina di prossimità è la chiave per rispondere ai bisogni delle persone. Le Case della Salute, gli Ospedali di Comunità e la telemedicina non sono solo strumenti sanitari, ma veri e propri hub di sviluppo, che portano servizi vicino ai cittadini, riducono i ricoveri e creano fiducia.

Pensiamo al farmacista di quartiere, che ascolta e consiglia, o al medico di famiglia che, tra una visita e una chiacchierata, costruisce relazioni di cura. A Bari, il lungomare e le piazze raccontano storie di comunità che si riuniscono, si supportano e crescono insieme. La medicina territoriale è questo: un tessuto di relazioni che, come le orecchiette con le cime di rapa, rappresenta l’essenza della nostra cultura – semplice, autentica, vitale.

Sul piano economico, i numeri parlano chiaro. La spesa sanitaria pubblica italiana, circa il 6,7% del PIL nel 2022, genera un effetto moltiplicatore: ogni euro investito in sanità produce fino a 1,7 euro di valore aggiunto nell’indotto (OCSE, 2023). La prevenzione, con un risparmio annuo di oltre 10 miliardi di euro, libera risorse per scuole, infrastrutture e innovazione. In Puglia, progetti come la Rete Oncologica Pugliese e eHealthNet” dimostrano come la tecnologia – dall’intelligenza artificiale alla telemedicina – possa rivoluzionare la cura, creando occupazione e attirando investimenti. Nel 2023, le startup health-tech italiane e le scuole che formano sviluppatori pronti per questo settore, hanno attirato investimenti per oltre 300 milioni di euro, confermando il fermento e la crescita costante dell’ecosistema digitale in ambito sanitario.

Accanto all’innovazione digitale, è fondamentale il contributo delle associazioni di volontariato: realtà come LILT, impegnata nella lotta contro le malattie oncologiche, e AMA CUORE, attiva nella prevenzione e supporto delle patologie cardiovascolari, rappresentano un punto di riferimento insostituibile per i pazienti e le famiglie, offrendo sostegno, informazione e una rete di solidarietà che arricchisce tutto il sistema sanitario.

Ma la medicina non è solo numeri. È il medico che si ferma a parlare con un paziente sulla panchina, il volontario che accompagna un malato cronico, la comunità che si riunisce per una campagna vaccinale. È San Nicola, presenza gentile che veglia su Bari, a ricordarci che la cura è anche umanità. Investire in salute significa investire in coesione sociale, riducendo le disuguaglianze e dando voce a chi è più fragile.

La sfida ora è chiara: smettere di vedere la sanità come una spesa e riconoscerla come il cuore pulsante dello sviluppo. Ai politici chiediamo di puntare su reti territoriali e digitalizzazione. Ai giovani medici, di abbracciare la missione con empatia e innovazione. Ai cittadini, di essere protagonisti attivi della propria salute. Come recita il motto “ADIUVARE et VALERE”, aiutare e dare valore: questa è la medicina che trasforma i territori. Facciamo in modo che ogni cura diventi un passo verso un futuro più sano e prospero, da Bari al resto del Paese.


Capitolo 1

Medicina e Territorio: La storia invisibile che ha cambiato l’Italia

Oggi inizia un viaggio fatto di storie vere, persone e territori: ogni sabato vi porterò alla scoperta di come la medicina, tra passione e innovazione, può davvero migliorare la vita di tutti noi

La storia invisibile che ha cambiato l’Italia

C’è un filo sottile e potente che attraversa la storia del nostro Paese: è quello della medicina, capace di intrecciarsi con lo sviluppo del territorio e di diventare il vero motore silenzioso della crescita collettiva. Fin dall’antichità, quando i templi di Imhotep nell’Egitto dei faraoni erano centri di cura e formazione, la salute è stata considerata un bene pubblico, fondamentale per la stabilità e la prosperità delle comunità. In Grecia, Ippocrate insegnava che il benessere dipendeva dall’ambiente e dalle condizioni sociali, gettando le basi della medicina come scienza pubblica e territoriale. I Romani, con le loro infrastrutture d’avanguardia e un sistema sanitario ante litteram, hanno trasformato la prevenzione e la cura in strumenti di coesione sociale, facendo della salute una questione di interesse collettivo.

Quando l’Impero Romano crolla, la medicina trova rifugio nei monasteri, dove la cura dei malati diventa un dovere sacro. Nascono così le prime istituzioni ospedaliere, spesso sostenute da mercanti e nobili, che anticipano il concetto di welfare locale e integrano assistenza e sviluppo economico. La vera grandezza, come ricordava anche Dante, non si misura nella fama, ma nelle opere di misericordia e nella capacità di prendersi cura degli altri.

Con il Rinascimento e l’Illuminismo, la medicina si libera dai soli vincoli della carità e diventa scienza e responsabilità pubblica: le università italiane diventano laboratori di innovazione, le amministrazioni comunali iniziano a gestire direttamente gli ospedali e le grandi epidemie insegnano che la salute pubblica è una questione di sopravvivenza collettiva. L’Unità d’Italia segna una svolta: arrivano le Casse Mutue, il medico condotto, gli ospedali pubblici, ma la vera rivoluzione arriva nel 1978, con la nascita del Servizio Sanitario Nazionale. Da quel momento, la salute diventa un diritto universale, garantito a tutti, senza distinzioni, e la sanità pubblica si trasforma nel vero motore di coesione sociale, innovazione e crescita economica.

I numeri raccontano meglio di qualsiasi parola questo percorso: oggi l’aspettativa di vita degli italiani supera gli 83 anni, la mortalità infantile è tra le più basse al mondo e la copertura vaccinale raggiunge livelli eccellenti, ben oltre gli obiettivi internazionali. Risultati che pongono il nostro Paese ai vertici mondiali per qualità della salute e che sono il frutto di una lunga storia di prevenzione, innovazione e inclusione.

Dietro le quinte, la Sanità Militare Italiana e la Protezione Civile continuano a essere pilastri strategici: nelle emergenze, dalla pandemia ai terremoti, la loro azione rapida e organizzata garantisce sicurezza e resilienza a tutta la popolazione, integrando la risposta della sanità pubblica.

Dopo cinquant’anni di medicina vissuta tra ospedale e territorio, posso dire che il cuore di questa professione non è mai cambiato: il medico resta prima di tutto un punto di riferimento umano, un costruttore di benessere quotidiano, un ponte tra scienza e umanità. Ogni progresso, ogni innovazione, nasce sempre dall’incontro tra conoscenza e ascolto, tra tecnologia e vicinanza. E il futuro della sanità italiana passa ancora da qui: dalla capacità di fare squadra, di mettere il paziente al centro e di continuare a costruire una società più giusta e più sana, giorno dopo giorno.

Redazione Corriere Nazionale

https://www.corrierenazionale.net/2025/10/18/medicina-e-territorio/

18.10.2025
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 Capitolo 2
Articolo ispirato allo stile di :

Riccardo Iacona: è uno dei giornalisti italiani più efficaci quando si tratta di raccontare la sanità e i temi sociali con passione, chiarezza e capacità di coinvolgere il lettore, sempre con uno stile diretto e vicino alle persone. Il suo modo di scrivere e raccontare storie – come nei servizi di “Presa Diretta” – riesce a mettere insieme dati, storie vere e una forte spinta all’azione, proprio quello che serve anche per il tuo tema

Salute a chilometro zero

La salute a chilometro zero non è un’utopia: è la scelta coraggiosa di una sanità che ascolta, che previene, che mette al centro le persone e le comunità. È la strada giusta per affrontare le sfide di oggi e di domani. E tu, sei pronto a farne parte?

La rivoluzione parte dal territorio: nuovi modelli organizzativi, medicina di prossimità e comunità al centro per una salute davvero accessibile e condivisa

CAPITOLO 2 SALUTE A CHILOMETRO ZERO

Immagina di poter trovare la salute proprio sotto casa, senza ostacoli, senza distanze, senza quella sensazione di essere solo un numero in una lista d’attesa infinita. Oggi, la vera rivoluzione della sanità italiana si gioca qui: tra le strade dei nostri quartieri, nei paesi, nelle comunità dove viviamo ogni giorno.

Chilometro zero” non è più solo il sogno di un mercato contadino o di un’economia locale: è il nuovo modello per una sanità vicina, concreta, fatta di volti, storie e relazioni. È la risposta a una società che invecchia, che si fa fragile, che chiede cure personalizzate e accessibili, non solo per chi può permettersele o per chi vive in città.

Negli ultimi anni qualcosa è cambiato. Dall’ospedale al territorio, dalla centralità delle mura all’abbraccio della comunità: la sanità di prossimità prende forma nelle Case della Salute, negli Ospedali di Comunità, nella telemedicina e nelle reti di professionisti che lavorano insieme, ogni giorno, per non lasciare indietro nessuno. 👩‍⚕️🤝👨‍⚕️

Non è solo organizzazione: è un atto politico, una scelta di civiltà. Perché investire nella salute di prossimità vuol dire investire nello sviluppo, nella qualità della vita, nel futuro di tutti. E significa anche ascoltare le storie, accorciare le distanze, ricucire le fratture tra chi può e chi non può.

La medicina di prossimità è la risposta concreta alle cronicità, alle nuove fragilità, alle emergenze che non possono più essere affrontate solo dentro le mura di un ospedale. È la medicina che arriva prima, che previene, che accompagna, che fa sentire ogni cittadino protagonista del proprio benessere. È la forza delle reti territoriali, delle équipe multidisciplinari, dei percorsi di cura personalizzati, dei servizi che entrano davvero nella vita delle persone.

La pandemia ci ha insegnato che la solitudine e la frammentazione sono nemici della salute. Ma ci ha anche mostrato che, quando la comunità si stringe, quando la sanità si fa vicina, nessuno resta indietro. Le Case della Comunità, l’assistenza domiciliare, la telemedicina: sono queste le nuove frontiere di una sanità che mette al centro la persona, non più l’istituzione.

“Sortirne insieme è politica”, diceva Don Milani. E la medicina territoriale è, oggi più che mai, la più alta forma di politica sanitaria: costruire benessere insieme, giorno dopo giorno, senza lasciare nessuno ai margini.

Take home message?
La salute a chilometro zero non è un’utopia: è la scelta coraggiosa di una sanità che ascolta, che previene, che mette al centro le persone e le comunità. È la strada giusta per affrontare le sfide di oggi e di domani. E tu, sei pronto a farne parte?

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Sanità a chilometro zero: la rivoluzione parte dal territorio! 🏥🌱 Cure più vicine, accessibili e personalizzate per tutti. Scopri come la medicina di prossimità sta cambiando il nostro modo di vivere la salute. #Sanità #Prossimità #Territorio

25.10.2025

Salute a chilometro zero

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Capitolo 3

IMMAGINE per editoriale 3 capitolo

L’endocardite, la sfida silenziosa

Riccardo Guglielmi intervista il Prof. Sergio Maria Caparrotti

C’è chi la chiama “patologia silenziosa”, chi la considera una minaccia sommersa. L’endocardite batterica, oggi, è tutto fuorché un capitolo chiuso della cardiologia. Ne parlo con Sergio Maria Caparrotti, cardiochirurgo di grande esperienza, Dipartimento Cuore del Mater Dei Hospital e anima del Corso sull’Endocardite che si è appena svolto a Bari, all’Hotel Excelsior. Un medico che non ama i riflettori, ma che da anni lavora per alzare il livello dell’assistenza e della formazione, con la concretezza di chi ha visto e affrontato questa malattia in tutte le sue forme.

Interviste & Opinioni

Sergio, partiamo da qui: perché l’endocardite batterica continua a essere sottovalutata?

Vedi Riccardo, l’endocardite è subdola. Spesso arriva senza clamore, si insinua nei pazienti più fragili, ma anche in quelli che non ti aspetti. Eppure, se guardiamo i dati internazionali, la sua mortalità supera quella della sindrome coronarica acuta. È una patologia che pesa non solo sulle vite, ma anche sulle casse della sanità, specialmente in un periodo così delicato come quello che stiamo vivendo

Eppure, qualcosa sta cambiando. La tecnologia, la formazione, la multidisciplinarietà…

Assolutamente. Oggi abbiamo a disposizione tecniche diagnostiche e terapeutiche molto più raffinate rispetto al passato. Questo ci permette di scegliere il percorso più adatto per ogni paziente, adottando un vero ‘Taylored Approach’. Non si decide più da soli: serve una squadra, l’ENDOCARDITIS TEAM, dove cardiochirurgo, cardiologo, infettivologo e altri specialisti lavorano insieme. Le linee guida ESC/ESCTS lo dicono chiaro e tondo: il team è fondamentale

Nel vostro Dipartimento a Bari avete fatto esperienza di tanti casi diversi. Cosa vi ha insegnato questa casistica?

Ogni caso è una storia a sé, ma tutti ci hanno insegnato una cosa: l’importanza di integrare le esigenze del singolo paziente con le raccomandazioni delle Società Scientifiche. Solo così si può garantire un’assistenza di qualità. E poi, Riccardo, il confronto tra colleghi, il racconto delle esperienze, è quello che ci fa crescere davvero. Nessuno ha la verità in tasca, ma insieme possiamo avvicinarci a quella che serve ai nostri pazienti

Il Corso sull’Endocardite, che dirigi, è ormai un punto di riferimento. Cosa ti aspetti da questa edizione?

Endocarditis team 2

Mi aspetto quello che spero sempre: partecipazione, confronto, voglia di mettersi in discussione. La scorsa edizione ha acceso l’entusiasmo di tanti colleghi. Stavolta abbiamo aggiunto novità, proposte, esperienze nuove. Spero che sia uno stimolo per tutti, perché solo con il dialogo e la condivisione possiamo migliorare la nostra pratica quotidiana. E, in fondo, garantire ai nostri pazienti la massima qualità di cura

Ieri si è svolta una tavola rotonda molto partecipata. Quanto conta oggi il lavoro di squadra nella gestione dell’endocardite?

La tavola rotonda di ieri è stata davvero illuminante. Abbiamo voluto capire insieme qual è il vero valore di un team dedicato: come lavorare meglio, tutelare i pazienti e anche noi stessi, e portare la prevenzione al centro della nostra pratica quotidiana. Il confronto è stato vivace e costruttivo: tutti hanno portato la propria esperienza, dimostrando che solo unendo le forze si possono affrontare le sfide più difficili.

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A proposito complimenti a te e Giandomenico Tarsia per la conduzione

Endocarditis team

Cosa emerge dall’esperienza diretta del team endocardite?

Il team è il cuore pulsante nella gestione di una patologia così complessa e insidiosa. Solo integrando le competenze di cardiologi, cardiochirurghi, anestesisti, infettivologi e microbiologi possiamo rispondere con tempestività ed efficacia a ogni sfida diagnostica e terapeutica. La collaborazione multidisciplinare non è solo un valore aggiunto, ma la chiave per trasformare casi complessi in storie di successo clinico. Quando il team funziona, il paziente ha davvero una chance in più. Ecco perché investire sulla squadra, sulla comunicazione e sulla condivisione delle decisioni resta la strada maestra per vincere la sfida dell’endocardite

Sergio, oggi la telemedicina e le app dedicate possono davvero rendere il team operativo h24, coinvolgendo anche specialisti esterni all’ospedale?

La telemedicina e le app dedicate stanno rivoluzionando il nostro modo di lavorare. Grazie a questi strumenti, riusciamo a coinvolgere rapidamente colleghi anche fuori dal nostro ospedale, garantendo un confronto immediato e decisioni condivise, soprattutto nelle situazioni di emergenza-urgenza che non aspettano. La possibilità di avere il team operativo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, permette di offrire una gestione tempestiva ed efficace anche nei casi più complessi, abbattendo le barriere geografiche e ottimizzando i tempi di intervento. È questa la vera forza della medicina moderna: essere squadra, anche a distanza

Secondo te, quanto è importante oggi il ruolo del territorio nella gestione dell’endocardite? E non pensi che sarebbe più efficace puntare su pochi centri di eccellenza cardiochirurgica, ben strutturati e collegati, invece di mantenere tanti centri con risorse disperse?

Guarda, il territorio è davvero il primo anello della catena nella gestione dell’endocardite. Senza una rete territoriale forte, che sappia riconoscere subito i casi sospetti e indirizzarli rapidamente verso i centri più attrezzati, rischiamo di arrivare tardi e di complicare il percorso dei pazienti. Il lavoro di squadra tra medici di medicina generale, cardiologi territoriali e strutture intermedie è fondamentale per ridurre i tempi e migliorare la presa in carico

Per quanto riguarda i centri di cardiochirurgia, sono convinto che la qualità debba venire prima della quantità. Pochi centri altamente specializzati, con team multidisciplinari e volumi adeguati, possono garantire risultati migliori e maggiore sicurezza per i pazienti. Disperdere le risorse su troppi centri rischia di abbassare il livello delle cure. Investire su realtà di eccellenza, ben collegate con il territorio, è la strada giusta per offrire a tutti la stessa possibilità di cura

Un’ultima domanda, Sergio: qual è la sfida più grande, oggi, per chi si occupa di endocardite?

La sfida più grande è non abbassare mai la guardia. L’endocardite non fa rumore, ma quando colpisce può essere devastante. Serve attenzione, aggiornamento continuo, lavoro di squadra. E serve anche un po’ di passione, quella che ci tiene svegli la notte e ci fa tornare in reparto la mattina, pronti a ricominciare

Così, tra una domanda e l’altra, emerge quanto la medicina sia prima di tutto ascolto, confronto e dedizione. E che, anche davanti alle sfide più insidiose, una squadra affiatata – che sa sfruttare al meglio anche la tecnologia – può davvero fare la differenza.

Redazione Corriere Nazionale

 

Endocardite Batterica Evento a Bari

La gestione multidisciplinare tra territorio e ospedale Evento a Bari il 10 ottobre 2025

Un appuntamento imperdibile per la comunità medica

Venerdì 10 ottobre, si è tenuto presso l’Hotel Excelsior di Bari l’evento scientifico “Endocardite Batterica – La gestione multidisciplinare tra territorio e ospedale”, organizzato dal Mater Dei Hospital di Bari. I lavori sono iniziati con il saluto istituzionale di Francesco Mezzadri, Direttore Sanitario di Mater Dei Hospital, che ha sottolineato l’importanza della sinergia tra territorio e ospedale nella gestione delle patologie complesse. L’iniziativa ha visto come Presidente Sabino Iliceto e una Direzione del Corso guidata da Sergio Maria Caparrotti (a cui va un plauso speciale per l’impegno e la visione nell’organizzazione), insieme a Giuseppe Columbo, Daniele Maselli e Vincenzo Pestrichella. È stata un’occasione unica per approfondire una patologia subdola ma in forte recrudescenza, che rappresenta oggi una delle principali sfide cliniche per mortalità e impatto sui costi sanitari.

Un approccio moderno: Endocarditis Team e Taylored Approach

L’evento è nato dalla consapevolezza che la gestione dell’endocardite batterica richiede una vera collaborazione tra territorio e ospedale. Grazie ai progressi nelle tecniche diagnostiche e terapeutiche, è ormai possibile adottare un “Taylored Approach”, personalizzando la cura del paziente e seguendo le ultime linee guida ESC/ESCTS. Il cuore di questo percorso è stato l’Endocarditis Team, un gruppo multidisciplinare che ha messo insieme competenze diverse per garantire la miglior assistenza possibile.

Il programma: focus su innovazione, prevenzione e messaggi chiari per tutti

La giornata ha visto sessioni dedicate a epidemiologia, prevenzione, diagnosi e terapia, con interventi di esperti su temi come:

  • Epidemiologia e prevenzione: importanza del territorio e dell’educazione, dati dai registri europei.
    • Particolarmente significativa la relazione di Gaetano Buta, Cardiologo Ambulatoriale ASL BA, che ha sottolineato quanto sia centrale l’aspetto educazionale nella prevenzione dell’endocardite. Come ha evidenziato: «Ogni infezione virale è una chiave di accesso/ingresso per i diversi patogeni nell’uomo, specialmente se sussistono fragilità o patologie croniche. Con le vaccinazioni, scongiurando le infezioni, facciamo anche prevenzione»
    • Altrettanto chiaro ed efficace il messaggio di Paolo Colonna, direttore della Cardiologia Ospedaliera del Policlinico di Bari, che ha risposto alla domanda sul rischio di endocardite nei dati del registro europeo: «Abbiamo osservato che la presenza di cardiopatie complesse, patologie valvolari e presenza di protesi o pacemaker aumentano il rischio. Questi soggetti devono evitare tecniche che facilitano infezioni come tatuaggi o piercing, oppure utilizzare antibiotici prima della cure odontoiatriche compresa l’igiene dentale».
  • Work-up diagnostico: imaging ecocardiografico e non, anatomia patologica, confronto tra clinica e strumentale;
  • Soluzioni terapeutiche: farmaci, TAVI, gestione delle endocarditi da device, alternative non chirurgiche;
  • Chirurgia: timing, scelta dei materiali, tecniche riparative, gestione dei casi complessi e pediatrici;
  • Approcci integrati: focus sul protocollo “Mater Dei”, ottimizzazione delle risorse SSN e tavola rotonda sull’Endocarditis Team.

Inoltre, l’evento è stato accreditato ECM (9 crediti) e aperto a varie figure professionali: cardiologi, cardiochirurghi, internisti, infettivologi, anestesisti, infermieri e tecnici di fisiopatologia cardiocircolatoria.

L’esperienza diretta fa la differenza

Come sottolineato nell’intervista agli organizzatori, la vera forza di questo evento è stata la condivisione di esperienze concrete: la gestione multidisciplinare, il ruolo chiave del territorio e la centralità dei centri di eccellenza cardiochirurgica sono elementi cruciali per migliorare diagnosi e outcome dei pazienti. Solo unendo le forze e puntando su qualità e collaborazione si può davvero fare la differenza nella lotta all’endocardite batterica.

Per chi volesse approfondire l’argomento rimandiamo all’intervista al prof. Sergio Caparrotti

Cliccare —>  QUI

Redazione Corriere Nazionale

Riccardo Guglielmi Giornalista Scientifico 

Il Cuore del Futuro

IA e Pacemaker Wireless

Dai digital twin ai dispositivi senza fili, la cardiologia digitale rivoluziona diagnosi, terapie e sicurezza del paziente

Negli ultimi anni, la cardiologia digitale sta vivendo una vera e propria rivoluzione. L’Intelligenza Artificiale (IA) e le tecnologie digitali avanzate stanno trasformando radicalmente il modo in cui si diagnosticano, trattano e monitorano le patologie cardiovascolari. Oggi, strumenti all’avanguardia come i digital twin, i sistemi predittivi intraoperatori e i pacemaker wireless stanno già entrando nella pratica clinica, offrendo nuove prospettive per la personalizzazione delle cure e la prevenzione delle complicanze.

I “Gemelli Digitali” per una Diagnosi su Misura

Una delle innovazioni più affascinanti sono i digital twin, modelli matematici che replicano fedelmente l’attività elettrica del cuore.

Questi “gemelli digitali” vengono creati a partire da dati clinici individuali del paziente, come ECG e immagini diagnostiche, e sono potenziati da sofisticati algoritmi di machine learning.

  • Lo studio: Una ricerca pubblicata su Nature Cardiovascular Research ha, ad esempio, creato oltre 3.800 repliche virtuali del cuore. Questo ha permesso di analizzare in modo dettagliato l’impatto di variabili come età, sesso e stile di vita sull’elettrofisiologia cardiaca.
  • Il risultato: La possibilità di simulare virtualmente l’organo apre le porte a diagnosi molto più accurate e, soprattutto, a terapie letteralmente su misura, testate sul modello prima di essere applicate al paziente reale.

L’IA nella Pratica Clinica Italiana

Anche in Italia, la ricerca e la pratica clinica sono all’avanguardia in questo campo.

Precisione a Pavia: la Sindrome del QT Lungo

L’IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia è un punto di riferimento nello sviluppo di modelli computazionali per la stratificazione del rischio clinico. Qui, gli esperti utilizzano l’analisi dei big data per:

  • Creare algoritmi predittivi specifici, come quelli per la sindrome del QT lungo (una grave patologia aritmica).
  • Personalizzare il follow-up e avvicinare la pratica clinica alla vera cardiologia di precisione.

Sicurezza a Roma: l’IA in Sala Operatoria

L’IA non è solo diagnostica, ma è un vero e proprio angelo custode in sala operatoria. Al Policlinico Gemelli di Roma, i sistemi di monitoraggio avanzati che integrano algoritmi predittivi hanno dimostrato la loro efficacia. L’uso di questi strumenti ha permesso di ridurre del 65% gli eventi critici che possono verificarsi durante interventi delicati come quelli per l’aneurisma, migliorando drasticamente la sicurezza per il paziente.

La Rivoluzione dei Pacemaker Wireless

Un altro capitolo cruciale della cardiologia digitale riguarda i pacemaker senza fili. Questi dispositivi rappresentano una delle frontiere più innovative nella terapia delle bradiaritmie.

Si tratta di stimolatori miniaturizzati, impiantati direttamente all’interno del cuore, che eliminano completamente la necessità di fili (elettrocateteri) che collegano il dispositivo al muscolo cardiaco.

I vantaggi sono significativi:

  • Riduzione del rischio: Diminuiscono in modo drastico il rischio di infezioni e complicanze legate agli elettrocateteri tradizionali.
  • Maggiore durata: Spesso offrono una maggiore durata della batteria.
  • Stimolazione naturale: Le nuove generazioni includono funzioni “intelligenti” che permettono una stimolazione più naturale e adattabile al ritmo cardiaco del paziente.

Ospedali come il Santa Maria delle Croci di Ravenna stanno già adottando questi dispositivi di ultima generazione, cambiandola vita di molti pazienti che necessitano di una stimolazione cardiaca affidabile e meno invasiva.

Il futuro della cardiologia digitale è qui. L’integrazione tra IA, digital twin e dispositivi wireless sta ridefinendo il ruolo del cardiologo, che oggi diventa sempre più un interprete dei dati e un gestore di tecnologia avanzata. L’obiettivo finale è chiaro: far camminare insieme innovazione e umanità, per una medicina cardiovascolare più sicura, precisa e personalizzata, con il paziente finalmente al centro.

https://www.corrierenazionale.net/2025/10/07/il-cuore-del-futuro/