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Cuore e ragione. A passeggio mano nella mano

Camminare fa bene al cuore. Questo è un postulato ormai acquisito, ma poco conosciuti sono i vantaggi che una corretta passeggiata determina sul sistema nervoso in generale e sulla mente in particolare. Non una passeggiata occasionale, ma un esercizio giornaliero, o per tre vote la settimana, continuo, di buon passo e della durata di trenta minuti, per circa 3 Km al giorno.  Lo slogan dei 10.000 passi giornalieri è utile per migliorare il nostro stile di vita. Gli adattamenti cardiovascolari sono importanti e fondamentali. Si osserva riduzione della frequenza cardiaca, maggiore contrattilità cardiaca con miglioramento della funzione di pompa, riduzione della pressione arteriosa. La migliorata ossigenazione permette un miglior funzionamento di organi e apparati, un’accelerazione dei metabolismi e uno scioglimento del tessuto adiposo in eccesso se l’attività motoria è associata a un corretto stile alimentare.  Affinché la camminata sia efficace, è necessario un incremento graduale del percorso, dai 3 Km in su, con una velocità compresa tra gli otto e i dodici minuti al chilometro, secondo le capacità di ciascuno. Un sistema pratico è verificare se è possibile chiacchierare, senza affanno, con un eventuale accompagnatore.
La mente si libera da ansie preoccupazioni, con conseguente miglioramento dell’umore se la passeggiata è associata alla possibilità di godere un bel paesaggio. Meglio camminare in un giardino, tra i sentieri di un bosco, in riva a mare, nelle vie di un centro storico chiuso al traffico. La tensione cede il passo al rilassamento. Un esercizio fisico positivo stimola il sistema nervoso autonomo. Sono prodotti mediatori chimici, serotonina, dopamina, endorfina, che creano la sensazione del benessere. Diminuisce la produzione di adrenalina e noradrenalina e quindi minore tensione. La camminata rappresenta un “fisiologico ansiolitico”, che non costa, non ha effetti negativi e non da assuefazione. Camminata e corsa, mettendo in sintonia cuore e ragione, portano al miglioramento dell’umore, a una maggiore vivacità mentale con più spazio alla fantasia, alla meditazione e alla creatività. Anche il sonno notturno migliora e permette un salutare riposo. Il risveglio sarà più piacevole Il risultato finale sarà maggiore concentrazione e memoria.
Il consiglio pratico è associare alla camminata riduzione dell’apporto alimentare con una maggiore cura nella scelta degli alimenti, non fumare, evitare gli alcolici, passeggiare, magari in buona compagnia, ammirando un cielo stellato, lontani dal traffico automobilistico e da gas di scarico.
Cantare scarica la tensione, ma se siamo stonati, camminiamo.

Bari 22 novembre 2012

Un nuovo fattore di rischio coronarico: l’insoddisfazione sessuale nelle donne

Essere sessualmente insoddisfatte determina un aumento delle malattie cardiovascolari nelle donne. E’ quanto è emerso a Lecce, il 16 novembre, durante il X Congresso Nazionale della Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità. Mentre è facile definire la disfunzione erettile nell’uomo, ormai accettata come spia di un processo aterosclerotico vascolare, le alterazioni del comportamento sessuale femminile passano per una serie di “domini”, il cui insieme coinvolge un sistema complesso. Desiderio, eccitazione orgasmo e dolore sono gli ingredienti che nella donna generano la soddisfazione o l’insoddisfazione sessuale. Fattori fisici, ormonali, psicologici si mescolano per creare quell’armonia sessuale tanto importante sia prima, sia dopo la menopausa. L’insoddisfazione sessuale femminile espone a un maggiore rischio di sviluppare patologie cardiovascolari. Il disagio psicologico crea ansia e depressione. Aumenta la produzione dei mediatori chimici, adrenalina e noradrenalina, con comparsa di tachicardia e ipertensione arteriosa. La diminuita produzione di endorfine determina minore sensazione di benessere. L’insoddisfazione sessuale attiva meccanismi di compenso, per esempio maggiore assunzione di cibo, svogliatezza, pigrizia, con conseguente minore attività fisica. Questi adattamenti rappresentano sicuri corridoi di lancio per diabete, obesità, ipercolesterolemia.
Uno strumento utile per analizzare i domini del piacere e il loro grado di soddisfazione nella donna è offerto da un questionario scientifico con diciannove domande che i medici del territorio potrebbero proporre alle loro pazienti. L’analisi di questi dati, vera ricerca epidemiologica e osservazionale, potrebbe fornire le evidenze scientifiche idonee a validare questo nuovo fattore di rischio cardiovascolare; un altro tassello da associare alle carte del rischio coronarico. La correzione di questa nuova variabile nella donna non avrebbe bisogno d’interventi farmacologici e quindi non porterebbe aggravi al capitolo della spesa farmaceutica a carico del Servizio Sanitario Nazionale, ma al contrario, determinerebbe un efficace risparmio, grazie all’effetto di prevenzione di patologie ad alto impatto economico sulla collettività. E’ proprio il caso di affermare che il benessere sessuale allunga la vita.
Bari 20 novembre 2012

L’attività fisica che fa più bene al cuore

L’esercizio statico, prevalentemente anaerobico, praticato spesso in debito di ossigeno, produce un effetto negativo sul cuore e sull’apparato circolatorio, a causa della grande quantità di acido lattico sviluppato. Tale esercizio, in genere, è svolto con intensità molto elevata e per pochi minuti al massimo, per esempio il sollevamento pesi, il lancio del disco o del martello, la parte finale delle gare di velocità, dai cento ai quattrocento metri di corsa. In questi casi  spesso vediamo gli atleti, al termine della gara, buttarsi a terra avendo corso quasi in apnea gli ultimi metri.
Al contrario l’esercizio aerobico, dinamico, tipico degli sport di fondo o resistenza, come nuoto, corsa (oltre i 5000 metri), bicicletta, triathlon, è benefico per il cuore perché “lo allena”. Lo sforzo crea adattamenti sull’apparato cardiovascolare e muscolare; tali adattamenti consentono al cuore, nel corso di un progressivo allenamento, di lavorare, a parità di intensità dell’esercizio fisico, sempre di meno…..

Un corretto e progressivo allenamento consente di svolgere l’esercizio con minor consumo di ossigeno e di percepire meno la sensazione della fatica. Frequenza cardiaca e pressione arteriosa diminuiscono, la contrattilità del cuore aumenta. Sono questi gli stessi concetti applicati nella riabilitazione dei pazienti convalescenti per un infarto del miocardio.
Moltissimi sport, calcio, tennis, pallavolo, prevedono l’alternanza di sforzi anaerobici e aerobici a seconda della fase di gioco. In questi casi la reattività dell’apparato cardiocircolatorio dipende dalla prevalenza dell’esercizio aerobico o anaerobico e dai ritmi dell’allenamento. Lo sport è un “farmaco” e, come tutti i farmaci, va opportunamente dosato, prescritto e somministrato.

Meno ricoveri e più risparmio. Basta essere aderenti

Meno ricoveri e più risparmio. Basta essere aderenti.
Il 50% dei pazienti europei affetti da ipertensione arteriosa o ipercolesterolemia abbandona o riduce la somministrazione terapeutica. Gli studi epidemiologici dimostrano che l’abbandono precoce della terapia ipotensiva è molto diffuso tra gli Italiani, circa il doppio degli svedesi. Problema serio nel nostro paese per i costi sociali di tale comportamento. Ogni anno in Italia si verificano 250mila casi di ricoveri ospedalieri per infarto del miocardio e ictus cerebrale. Potrebbero essere evitati migliaia di casi d’infarto, ictus con un miglior controllo della pressione arteriosa, del diabete di tipo 2. Se non ci fosse il “fai da te” il tasso di ospedalizzazione d’infarto e ictus, si ridurrebbe del 13% con un bel taglio ai capitoli di spesa sanitaria, assistenziale e previdenziale (meno giornate di lavoro perse, meno indennizzi per esiti invalidanti). Il raggiungimento del “target” per i pazienti affetti da ipercolesterolemia, con trattamenti farmacologici e corretti stili di vita, ridurrebbe del 15% la possibilità di ospedalizzazione per infarto del miocardio.  Riduzioni dello stesso ordine di grandezza sono attese per la terapia farmacologica del diabete di tipo 2. Necessità, quindi, di implementare nella popolazione il concetto di “Aderenza alla terapia”. E’ quanto emerso dalla recente audizione, 12 novembre, al Senato della Repubblica, promossa dalla Consulta delle Società scientifiche per la riduzione del rischio cardiovascolare.
Per combattere questo comportamento anomalo è necessaria una migliore comunicazione tra medico e paziente. La somministrazione farmacologica temporanea non porta mai alla guarigione, come nel caso di una malattia infettiva. Il farmaco è visto come un mezzo per raggiungere la guarigione e basta aver la sensazione di star meglio per non ritenerlo, impropriamente, più necessario. Al contrario Il trattamento dovrà essere continuo e duraturo; eventuali modifiche solo su proposta del medico di fiducia.
Bari 13 novembre 2013

Ragazzi occhio al colesterolo

Bisogna cominciare  da giovani a controllare e   mantenere basso il tasso di colesterolo.
Questa è la conclusione che proviene dalla metanalisi, l’esame di  numerosi studi pertinenti a uno specifico argomento e con obiettivi di ricerca comuni, condotta, su un campione di 300mila individui portatori di una mutazione  genetica che teneva basso naturalmente il livello di colesterolo. La ricerca, condotta da un gruppo ricercatori della Wayne State University di Detroit, è stata pubblicata dal Journal of the American College of Cardiology.

Mantenere il colesterolo basso da giovani abbassa il rischio di malattie cardiovascolari del 55%, mentre l’uso di statine, importanti molecole che ne diminuiscono la sintesi e che determinano un effetto protettivo sulle pareti dei vasi,  solo del 20% dopo i 60 anni. L’analisi dei dati permette di affermare che è anche più facile abbassare il colesterolo nei giovani senza l’aiuto dei farmaci. Il messaggio pratico che proviene dagli autori di  questo studio è che mantenere un basso tasso di colesterolemia nei teenager e nei giovani adulti, senza l’aiuto di farmaci ma solo con la dieta e l’esercizio fisico, determinerebbe, da anziani, una riduzione  superiore al 40% delle malattie cardiovascolari. Educazione alimentare, dieta è sinonimo di privazione, ed esercizio fisico sono gli elementi giusti per un investimento a lungo termine.  Qualche rinuncia da giovane per una “vecchiaia più giovanile”.

Bari 3 novembre 2012