L’attività fisica che fa più bene al cuore

L’esercizio statico, prevalentemente anaerobico, praticato spesso in debito di ossigeno, produce un effetto negativo sul cuore e sull’apparato circolatorio, a causa della grande quantità di acido lattico sviluppato. Tale esercizio, in genere, è svolto con intensità molto elevata e per pochi minuti al massimo, per esempio il sollevamento pesi, il lancio del disco o del martello, la parte finale delle gare di velocità, dai cento ai quattrocento metri di corsa. In questi casi  spesso vediamo gli atleti, al termine della gara, buttarsi a terra avendo corso quasi in apnea gli ultimi metri.
Al contrario l’esercizio aerobico, dinamico, tipico degli sport di fondo o resistenza, come nuoto, corsa (oltre i 5000 metri), bicicletta, triathlon, è benefico per il cuore perché “lo allena”. Lo sforzo crea adattamenti sull’apparato cardiovascolare e muscolare; tali adattamenti consentono al cuore, nel corso di un progressivo allenamento, di lavorare, a parità di intensità dell’esercizio fisico, sempre di meno…..

Un corretto e progressivo allenamento consente di svolgere l’esercizio con minor consumo di ossigeno e di percepire meno la sensazione della fatica. Frequenza cardiaca e pressione arteriosa diminuiscono, la contrattilità del cuore aumenta. Sono questi gli stessi concetti applicati nella riabilitazione dei pazienti convalescenti per un infarto del miocardio.
Moltissimi sport, calcio, tennis, pallavolo, prevedono l’alternanza di sforzi anaerobici e aerobici a seconda della fase di gioco. In questi casi la reattività dell’apparato cardiocircolatorio dipende dalla prevalenza dell’esercizio aerobico o anaerobico e dai ritmi dell’allenamento. Lo sport è un “farmaco” e, come tutti i farmaci, va opportunamente dosato, prescritto e somministrato.

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