Tutti gli articoli di Riccardo Guglielmi

Apnee notturne e malattie correlate

E’ nato prima l’uovo o la gallina

russamento

E’ noto da anni che la sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS) oltre al russamento,  è correlata all’obesità, a un maggiore rischio di diabete e di malattie cardiache. Ma sono le apnee notturne a dare problemi di salute o viceversa?

Per dare una risposta al quesito, i ricercatori della Johns Hopkins University School of Medicine hanno prelevato il sangue di 31 pazienti con apnee notturne mentre dormivano e ne hanno analizzato i livelli di acidi grassi, di glucosio, di insulina e cortisolo, l’ormone associato allo stress. La ricerca che ha coinvolto persone con un’età media di 51 anni e un indice di massa corporeo associato all’obesità, è stato condotto nell dipartimento di medicina del sonno del Johns Hopkins Bayview Medical Center. Tutte le notti sono stati raccolti dati sulle onde cerebrali, i livelli di ossigeno nel sangue, i movimenti degli occhi e delle gambe compiuti dai pazienti nel sonno.

Il monitoraggio è avvenuto a ritmi serrati: i dati venivano raccolti ogni 20 minuti a partire dalle 9 di sera fino alle 6 e 40 del mattino. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: alcuni pazienti usavano la ventilazione meccanica a pressione positiva continua (Cpap, acronimo di Continuous Positive Airway Pressure), il macchinario che facilita il respiro notturno, mentre altri avevano sospeso la ventilazione meccanica per due notti consecutive prima di essere sottoposti alle analisi.

Gli esperti di medicina del sonno hanno osservato che la sospensione del trattamento con Cpap provocava una serie di conseguenze, tra cui interruzione del sonno, accelerazione del battito cardiaco e riduzione del livello di ossigeno nel sangue. I pazienti che affrontavano la notte senza l’aiuto del macchinario mostravano inoltre valori più elevati di acidi grassi, di glucosio e di cortisolo nel sangue e un aumento della pressione sanguigna. Ma c’è dell’altro. Nel gruppo di persone private del sistema di ventilazione meccanico i ricercatori hanno osservato una maggiore rigidità delle arterie al mattino rispetto ai pazienti che hanno respirato meglio durante la notte grazie al dispositivo.

«Lo studio, pubblicato sull’American Journal of Epidemiology e Lancet Respiratory Medicine – riferisce Cesare Arezzo, dirigente medico Pneumologia Ospedale San Paolo di Bari, esperto nazionale della Sindrome delle apnee notturne – dimostra per la prima volta che le apnee notturne possono direttamente peggiorare le condizioni metaboliche legate al diabete e malattie cardiovascolari, ipertensione arteriosa alta e rigidità vascolare».

49 articolo http://www.corrierenazionale.net/2017/09/06/apnee-notturne-e-malattie-correlate/

 

Intestino e Parkinson

Una nuova speranza per tante persone

> La copertina
<<L’OSPITE>> La copertina

Giuseppe Santoro, medico e scrittore, nel suo libro autobiografico,

Ospite 1

afferma che il morbo di Parkinson è “L’ospite” che entra nel corpo e tenta d’impossessarlo.  Una nuova speranza giunge a chi ospita questa malattia da uno studio dell’Università del Lussemburgo, pubblicato su Movement Disorders, che dimostra come, studiando la flora intestinale si può arrivare a una diagnosi più precoce.  I ricercatori hanno osservato che negli stadi iniziali della malattia neurodegenerativa, i pazienti mostrano un’evidente alterazione del microbioma, la composizione batterica dell’intestino. Il risultato è emerso dall’analisi del microbioma di tre gruppi di persone, 76 con malattia di Parkinson, 78 in salute e 21 con una diagnosi di Rapid-Eye-Movement Sleep Behaviour Disorder (Rbd), un disturbo comportamentale del sonno che è associato al rischio di sviluppare la malattia di Parkinson.

Ebbene, nei tre casi la composizione del microbioma mostrava differenze sostanziali. Tanto che, dall’analisi dei batteri dell’intestino, gli scienziati erano in grado di distinguere in maniera affidabile le persone con la malattia degenerativa da quelle in salute. Inoltre, il microbioma dei pazienti con Parkinson mostrava caratteristiche simili a quello dei pazienti con Rbd.

Alcuni batteri rinvenuti nel gruppo dei malati di Parkinson hanno, infine, una riconosciuta associazione con la depressione, uno dei sintomi non motorii della malattia.

Lo studio dell’Università del Lussemburgo sembrerebbe fornire conferme a una delle ipotesi sull’origine del Parkinson, secondo la quale il grilletto che fa scattare la patologia si troverebbe nell’intestino: un patogeno finora sconosciuto introdottosi nel tratto intestinale innescherebbe un processo noto come misfolding, ripiegamento scorretto delle proteine. Nel caso specifico la proteina in questione è l’alfa-sinecluina, ritenuta responsabile della formazione dei «corpi di Lewy», gli aggregati proteici anomali che nei malati di Parkinson danneggiano i neuroni dopaminergici lasciandone intatto solo il 20%.

La ricerca è importante per la diagnosi precoce e futuri.

48 articolo http://www.corrierenazionale.net/2017/09/04/intestino-e-parkinson/

 

Fegato grasso nei bambini, la colpa è del fruttosio

L’eccesso fa aumentare l’acido urico

fruttosio

 

Di Riccardo Guglielmi

Se una dieta sbilanciata negli adulti crea grossi squilibri metabolici e patologie gravi come aterosclerosi, diabete e gotta, lo zucchero in eccesso è veleno per il fegato dei nostri figli. Lo zucchero naturale è ampiamente presente in molti dei cibi che consumiamo abitualmente. Dalla frutta ai vegetali, dalla pasta alla pizza, il fruttosio in una dieta bilanciata non provoca effetti negativi, eppure l’abuso sistematico genera gli stessi effetti dell’alcol, in particolare nei bambini.

Questa la fotografia scattata dai ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù che, per la prima volta, dimostra la correlazione tra consumo di alte quantità di fruttosio e sviluppo di malattie epatiche. Lo studio è stato condotto tra il 2012 e il 2016 su 271 bambini e ragazzi affetti da fegato grasso.

In un bambino su due gli esami effettuati hanno rilevato livelli eccessivi di acido urico in circolo. L’acido urico è uno dei prodotti finali della sintesi del fruttosio nel fegato. Attraverso ulteriori indagini, incrociate con i dati emersi dal questionario alimentare somministrato ai pazienti, i ricercatori hanno dimostrato l’associazione tra gli alti livelli di acido urico e l’aggravarsi del danno al fegato, soprattutto tra i grandi consumatori di fruttosio: quanto più zucchero ingerivano con la dieta abituale, tanto maggiore era il danno riportato dalle loro cellule epatiche.

http://www.corrierenazionale.net/2017/08/02/fegato-grasso-nei-bambini-la-colpa-e-del-fruttosio/

 

 

Anto’ fa caldo

La miglior difesa è l’alimentazione

vecchi panchina

Di Riccardo Guglielmi

Lucifero è arrivato ed è giornata da bollino rosso per il Sud Italia e la nostra città. Imparare ad alimentarsi nei giorni di caldo, con l’umidità che aumenta la sensazione di fastidio è fondamentale per la prevenzione di malesseri e variazioni di umore.

Il nostro stile di vita mediterraneo è sempre vincente, ma servono meno calorie. I pasti devono essere leggeri e le quantità ridotte. I carboidrati prendiamoli dalla frutta di stagione e riduciamo le porzioni di pasta. Frutta e verdura apportano all’organismo acqua, sali minerali, fibre e vitamine. Niente fritti, occasionalità e moderazione concesse; come dire no al panzerotto barese o ai fiori di zucca romani. Legumi, poca carne, preferire quella bianca, pollo, tacchino e coniglio, pesce azzurro, ricco di omega 3-6, non devono mancare nei nostri piatti. Sempre valida la regola di limitare il consumo del sale, specie se la pressione arteriosa è alta. Lo yogurt, a colazione o come spuntino con frutta secca ricca di antiossidanti, mandorle, noci, pistacchi, è sempre utile; qualche volta un buon gelato alla frutta può sostituire il pranzo o la cena e serve a rinfrescarci. L’olio extravergine d’oliva, dose giornaliera 2 cucchiai, sarà il condimento esclusivo.
Bisogna bere acqua in quantità, due litri al giorno, meglio con limone e poche foglie di menta o basilico, per reintegrare i liquidi persi col sudore. Evitare le bevande gasate. Negli anziani lo stimolo della sete ridotto e la minore efficienza dei meccanismi che regolano la temperatura corporea favoriscono l’insorgenza di disturbi cardiaci e cerebrali. Se gli anziani sono nostri conviventi, invogliamoli a bere anche quando non hanno sete. Ai bambini è preferibile un estratto o un frullato di frutta fresca in sostituzione delle bibite in commercio, molto caloriche, ricche di zuccheri, sodio e aggiuntivi non proprio salutari. Acqua e bevande in genere non devono essere troppo fredde; contrastano troppo con la temperatura del corpo e possono causare gravi congestioni. Gli alcolici dilatano i vasi sanguigni e aumentano la sudorazione, il caffè incrementa i battiti cardiaci e favorisce la diuresi; non superiamo le 2 tazze al dì. Vino o birra con moderazione e responsabilità, superalcolici da eliminare.
Vexata quaestio per tutti gli integratori salini e vitaminici. Per sportivi e non sempre meglio spremute, succhi di frutta, frullati e yogurt perché reintegrano i sali minerali persi con la sudorazione e apportano altri nutrienti importanti per l’organismo.

Non dimentichiamoci degli animali domestici, anche a loro molta acqua fresca da lasciare in zona ombreggiata.

Pochi ma giusti accorgimenti riguardanti alimentazione, abbigliamento e condizione climatica delle abitazioni ci permetteranno di affrontare calura e afa estiva senza distoglierci dagli impegni famigliari, lavorativi e sociali.

 

http://www.corrierenazionale.net/2017/08/02/anto-fa-caldo/