La Medicina Difensiva nella pratica clinica; impatto sociale ed economico

Secondo una storica definizione dell’Office of Technology Assessment, U.S. Congress, 1994, la Medicina Difensiva si verifica quando “i medici prescrivono test, procedure diagnostiche o visite, oppure evitano pazienti o trattamenti ad alto rischio”.

L’esponenziale aumento del contenzioso medico-legale, registrato nell’ultimo decennio, induce sempre più frequentemente i medici a una maggiore prescrizione di accertamenti clinici e strumentali finalizzati alla propria difesa legale, piuttosto che alla tutela della salute del paziente. Oltre 2/3 degli specialisti ammettono di ricorrere alla medicina difensiva per timore di denunce con conseguente inappropriatezza delle prescrizioni. Importanti sono le implicazioni economiche, sociali ed etiche. Scopo dell’atteggiamento difensivo é quello di evitare costose richieste di risarcimento per sospetta negligenza.

Tale comportamento ha determinato negli ultimi anni una crescita imponente deicosti assicurativi e della spesa sanitaria, quest’ultima incrementata non solo perl’aumento delle richieste di ricovero e di esami specialistici e strumentali, maanche per l’aumento delle prescrizioni, sempre più costose, di farmaci.

Nell’ultimo anno si è stimato che tale porzione di spesa sanitaria nazionale abbiaraggiunto i 13 miliardi di euro, di cui 150 milioni per la sola farmaceutica,rappresentando pertanto un argomento di particolare interesse, in funzione dellaspending review necessaria al superamento dell’attuale crisi economica. Il 53%dei medici dichiara di prescrivere farmaci per ragioni di medicina difensiva e, mediamente, tali prescrizioni sono il 13% circa di tutto il monte prescrittivo, rappresentando circa il 10-17% della spesa farmaceutica globale annua.

Il 75,6% dei medici, prevalentemente di fascia d’età tra i trentacinque e quarantaquattro anni, dichiara di prescrivere visite specialistiche,esami strumentali e di laboratorio per ragioni di medicina difensiva e, mediamente, tali prescrizioni rappresentano il 22,6% circa di tutte le richieste. Anche sui ricoveri la medicina difensiva si appropria di un buon 11%.

Le possibili soluzioni del problema non si limitano a una sempre più meditataapplicazione delle “linee guida” o dei protocolli. E’ necessario un diretto interventolegislativo per definire correttamente l’atto medico e il rinnovamento dei programmi di formazione psicologica, filosofica e storica del medico, favorendo così un migliore rapporto medico paziente, secondo i principi del codice deontologico.

Fonte: dal seminario di cardiologia forense. XXII Congresso Nazionale ANCE. Taormina 13 ottobre 2012

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