Tutti gli articoli di Riccardo Guglielmi

Cuore sano cerca donna bianca e colta

Solo il 3% degli americani ha il cuore in forma. Questa è la conclusione dello studio dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) for Heart Disease and Stroke prevention di Atlanta, pubblicato sul “Journal of American Heart Association” coordinato dall’epidemiologo Jing Fang.
Ancora più bassa la percentuale di salute negli ultra sessantacinquenni, che presentano alterati i sette principali fattori che, secondo l’American Heart Association, influenzano il rischio cardiovascolare. Indice di massa corporea, fumo, colesterolo totale, diabete, pressione sanguigna, consumo di frutta e verdura e attività fisica sono i sette indicatori presi in esame nello studio condotto, con sondaggio telefonico, in cinquanta stati e che ha visto coinvolte 350.000 persone.
Differenza di genere positiva nelle donne che hanno un cuore più in forma degli uomini. I neri, i nativi, americani e dell’Alaska, hanno una situazione cardiovascolare peggiore rispetto ai bianchi e agli asiatici. L’istruzione fa anche la differenza. La salute è di casa nei più colti. Chi risiede nella capitale, Washington DC, sta meglio di chi vive sulle rive del Mississippi, mentre la situazione più disastrosa è stata riscontrata nello stato dell’Oklahoma.
Da questo studio potranno essere estrapolati i dati per i futuri programmi d’intervento. L’analisi delle differenze di alimentazione, di clima, di livello culturale e di genere, avrà un ruolo importante nella lotta all’epidemia delle malattie cardiovascolari prevista nel prossimo decennio.
Secondo questa ricerca potremmo raffigurare la Salute americana come una donna di razza bianca, colta, con dimora nella capitale e di età inferiore ai sessantacinque anni.
E quella italiana? Avrà gli stessi requisiti, ma sicuramente sarà più bella.

Bari 02/01/2013

Ed io tra di voi. La tiroide tra cuore e cervello

Confermato dalla ricerca scientifica che il legame diretto tra cuore e ragione è mediato dalla ghiandola tiroidea. Un team di ricercatori svedesi del Karolinska Institutet di Stoccolma, con la collaborazione dei colleghi tedeschi e olandesi, ha pubblicato sulla rivista ‘Journal of Clinical Investigation’ la scoperta, nel cervello dei topi, di un gruppo di cellule finora sconosciuto, formatesi con l’aiuto dell’ormone tiroideo. Questi neuroni avrebbero un ruolo importante nella regolazione della pressione arteriosa e nella progressione delle cardiopatie. Nuove strategie per il trattamento di patologie cardiovascolari sono state ipotizzate dal prof. Jens Mittag, responsabile del gruppo di ricerca. Nei pazienti affetti da ipotiroidismo, patologia caratterizzata da ridotta produzione di ormone tiroideo, lo sviluppo di questi specifici neuroni potrebbe essere compromesso; conseguenza un maggiore rischio d’insorgenza di malattie cardiovascolari. Questo studio avvalora anche il capillare controllo della funzionalità tiroidea nelle gravide. La mancanza di ormoni tiroidei nelle madri affette da ipotiroidismo, ormai epidemico nelle forme sub cliniche, potrebbe danneggiare la produzione di queste cellule nel feto. E’ la tiroide che in conclusione mette in armonia cuore e ragione già prima della nascita. Bari 28 dicembre 2012

Sette giorni in Terra Santa. Un viaggio da ricordare

Ogni viaggio effettuato per motivi di studio, lavoro o vacanza e non turbato da particolari situazioni spiacevoli, genera gradevoli ricordi che implacabilmente, nei giorni successivi al ritorno, sono pian piano offuscati e stritolati dalla quotidianità della ripresa. Questo quando si visitano luoghi “normali” ma se torni da Gerusalemme le sensazioni sono diverse dal solito e sembrano essere immuni allo scorrere del tempo.

Un viaggio in Terra Santa, oggi, non presenta particolari difficoltà o disagi. Aerei di linea che decollano e atterrano in orario, pullman con aria condizionata, controlli discreti, mai ossessivi o discriminatori, alberghi confortevoli, buon cibo e soprattutto una relativa tranquillità nel visitare luoghi di culto o quartieri ad alta densità popolare, sembrano rendere questa esperienza non diversa da una normale vacanza o da una crociera. Sembra, ma non è proprio così.
La consapevolezza di mettere piede in un paese dove sono presenti le tre religioni monoteiste, il sentire suoni e invocazioni, diverse nella forma e nella lingua, ma simili per essere preghiere rivolte a uno stesso Dio, la curiosità laica di toccare le pietre testimoni di un passato che ha determinato il nostro presente ed il riconoscersi in un antenato che nell’immaginazione sia stato un pellegrino, un cavaliere crociato o un monaco templare, o possa essere stato addirittura un “infedele” fanno sì che un viaggio simile difficilmente possa essere dimenticato.
Lo spirito giusto, i compagni di viaggio, la guida e i luoghi sono gli ingredienti necessari per segnare nel cuore e nella mente sensazioni e ricordi. La stessa durata rappresenta un’unità di misura carica di significato, sette come i giorni della creazione, sette come i giorni della settimana, i sacramenti, le meraviglie del mondo, le piaghe d’Egitto, le arti, le virtù, i nani e i vizi.
Sette giorni sono bastati a evidenziare la spiritualità in chi ha fatto della  ricerca e del rigore scientifico bandiera e labaro. Ed è proprio questa spiritualità ritrovata, forse il personale segno dell’esordio di una “nuova era”  che mi ha spinto a voler inviare un messaggio di serenità, subito dopo la data del 21. 12.2012, anche come sincero augurio per le prossime festività.
A tutti Love and Peace, Inshallah, Shalom.

Bari 22.12. 2012

Per risparmiare in sanità ci vuole esperienza

E’ quanto sostenuto in un recente studio coordinato da Ateev Mehrotra, analista e ricercatore della Rand Corporation presso l’Università di Pittsburgh. Medici giovani o appena formati, prescrivono molte indagini diagnostiche o medicinali più cari, rispetto ai colleghi con più anni di pratica. Ciò fa lievitare i costi dell’atto medico. I profili di spesa sanitaria sono stati estratti dai dati riguardanti oltre 1 milione di persone residenti nel Massachusetts assistite da 12.000 medici. Sono stati catalogati 600 “episodi di cura” secondo la patologia, la gravità e le procedure eseguite, mentre i medici sono stati suddivisi secondo l’anzianità di servizio. I dottori con meno di 10 anni di attività professionale determinavano costi di esercizio degli episodi di cura superiori al 13,2% rispetto ai colleghi con 40 o più anni di pratica. Anche la fascia tra i 10 -19 anni era responsabile di un aumento del 10% della spesa per prescrizioni terapeutiche e diagnostiche. Tale percentuale si riduceva progressivamente con l’aumentare degli anni di esperienza dei medici curanti. Nessun rapporto con i vissuti degli operatori, per esempio, provvedimenti disciplinari o segnalazioni di negligenza. Indifferente la sede di esercizio professionale. Solo gli anni di pratica facevano la differenza. I ricercatori sono andati oltre. A una spesa maggiore non si associava migliore qualità di cura, anzi l’esatto contrario.  Il prof. Ateev Mehrotra dimostra, con il suo studio, che il medico è anche un attore di spesa e che l’esperienza rappresenta un valore aggiunto per la razionale gestione delle risorse.

Non dobbiamo tuttavia fermarci all’elencazione di fredde cifre. Il medico più giovane è il figlio dei tempi, dove la gestione economica della sanità non era molto presa in considerazione. La formazione universitaria, anche attuale, non insegna le regole base dell’economia applicata alla sanità e non vi è tempo da dedicare alla vecchia e sempre valida semeiotica. Il giovane è più attratto dalle nuove tecnologie, il cui rovescio della medaglia sono gli alti costi. L’insicurezza è mascherata da atteggiamenti aggressivi nella cura o da ricorsi alla medicina difensiva. La richiesta esagerata di consulenze è legata alla speranza di suddivisione del rischio clinico in caso di contenzioso medico legale.

In conclusione è alla formazione universitaria e post-universitaria il compito di rendere il giovane dottore, l’attento amministratore di quelle risorse economiche che saranno sempre più ridotte. Obiettivo sarà ridurre il divario tra medico con minore esperienza “cicala” e quello avanti negli anni ma con esperienza maggiore “formica”.

Fonte: Ateev Mehrotra et al. Health Affairs 2012; 31: 2453

M.P.H., University of California, Berkeley; M.D., University of California, San Francisco; M.Sc. in epidemiology, Harvard School of Public Health

Malattie cardiovascolari al primo posto per morte in Italia

Questo è lo scoraggiante resoconto che emerge dalla relazione sullo stato di salute del nostro paese che il Ministro della Salute, Balduzzi, ha recentemente esposto alla presenza del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, pochi giorni orsono.

Nel 2009 sono morti 588.438 di italiani, di cui 286.619 maschi (48,7%) e 301.819 femmine (51,3%).
224.830 (38,2%) sono i decessi per malattie cause cardiovascolari, mentre 174.678 (il 29,7%) per il cancro.  Muoiono più femmine che maschi, ma a questi ultimi il primato per decessi da cancro. In forte aumento diabete, sovrappeso e obesità. Se non s’interverrà su questi fattori di rischio, il bilancio nei prossimi anni sarà più drammatico.
I ricoveri ospedalieri sono stati 10 milioni nel 2011. Le prestazioni di specialistica ambulatoriale e di laboratorio hanno superato i 770 milioni, oltre 1 miliardo le confezioni distribuite di farmaci di classe A, quelle completamente a carico del SSN. La spesa complessiva è stata di 112,9 miliardi di euro, con un valore medio pro-capite pari a 1.862 euro, e un incremento percentuale dell’1,4% rispetto al 2010.

La crisi ci rende più buoni e solidali. Il numero complessivo dei donatori di organi è stato nel 2011 di 1.319 persone, contro 1.301 dell’anno precedente (+1.4%); i donatori di cornee sono aumentati del 9% (oltre 7.300 donatori); per le cellule staminali emopoietiche il numero dei donatori iscritti al Registro Italiano ha superato i 400.000 (+3%).

Questa è la fotografia, che potrà offrire le basi per una discussione pubblica sul Servizio sanitario nazionale. Obiettivo analisi delle criticità e presentazione di proposte concrete di piani d’intervento, per esempio campagne di prevenzione sugli stili di vita e bonifiche ambientali (Taranto docet). Il risultato finale è aumentare qualità e produttività del sistema a fronte di risorse economiche sempre più ridotte nel futuro. E’ augurabile buona volontà e un maggiore impegno da parte di tutti gli operatori sanitari e degli utenti, premesse fondamentali per una sanità più efficiente, più efficace,  meno costosa e soprattutto più umana.

Bari 15 dicembre 2012