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Cardiologi a congresso a Bari : l’endocardite può essere curata

Dalla Cardiologia Ospedaliera del Policlinico di Bari  una proposta di rete assistenziale

Di Riccardo Guglielmi

L’endocardite infettiva, una malattia apparentemente rara che determina una mortalità del 20% nelle fasi del ricovero ospedaliero e del 35-40% ad un anno dalla diagnosi, ha meritato un approfondimento diagnostico e terapeutico da parte dei cardiologi pugliesi, impegnati sempre in prima linea per assicurare ai malati cure e assistenza efficaci e di qualità. Con questo spirito si è svolto il 13 febbraio a Bari presso il Nikolaus Hotel, l’evento “Endocarditi, imaging e terapia: sharing experience” organizzato dalla Cardiologia ospedaliera del Policlinico di Bari.

«Obiettivo del congresso – dichiara Carlo D’agostino, presidente dell’evento e direttore della Cardiologia ospedaliera- è la creazione di una rete dedicata per assistere questi pazienti e assicurare cure efficaci coinvolgendo quelle strutture pubbliche e accreditate  idonee a garantire alti livelli di qualità ed efficienza. Non sono sufficienti le cure ospedaliere della fase acuta perché osserviamo sequele emboliche sistemiche, 15-30% dei casi, con interessamento del sistema nervoso centrale».

«La caratteristica dell’endocardite – commenta Paolo Colonna, past president della SIECVI, la Società nazionale di ecocardiografia e responsabile dell’Unità di Ecocardiografia di alta specialità della Cardiologia ospedaliera- è la multidisciplinarietà associata alla condivisione di esperienze e competenze tra esperti di imaging (ecocardiografisti, radiologi, medici nucleari), clinici (internisti, infettivologi), cardiochirurghi e rianimatori » .

«Spesso la porta d’ingresso dei germi responsabili dell’endocardite infettiva – aggiunge Domenico Maria Carretta, responsabile della segreteria organizzativa dell’evento e della Unità di terapia intensiva della Cardiologia ospedaliera – è attraverso i cateteri e le tasche dei pace maker che, specie nei soggetti anziani e defedati, facilmente creano decubiti e facilità di infezioni. A rischio sono anche tutti i portatori di device, dai portatori di endoprotesi, ai pazienti oncologici che fanno trattamenti chemioterapici».

Mattinata interamente dedicata agli aspetti scientifici completata dalla lettura magistrale del prof. Fausto Pinto, direttore della Cardiologia di Lisbona che ha sottolineato quanto sia indispensabile la tempestività per la diagnosi, che deve avvalersi di tecniche di imaging all’avanguardia, per il trattamento medico infettivologico e per quello chirurgico, unico presidio che grazie alla toilette diretta e alle sostituzioni valvolari permette di ripristinare l’anatomia e la fisiologia cardiovascolare. L’intervento cardiochirurgico ha migliorato la prognosi e il destino di quanti, ricoverati per endocardite, erano destinati a morte sicura.

Nel pomeriggio i lavori sono stati conclusi da una tavola rotonda, condotta con rapidità e leggerezza, in cui le più alte professionalità mediche regionali, ospedaliere e universitarie, Carlo Sabbà, Piero Pontincasa, Angelo Vacca, Gioacchino Angarano, Francesco Bruno, Aldo Milano e Sergio Caparrotti si sono confrontate con gli amministratori, Giovanni Migliore, direttore generale del Policlinico di Bari e Vito Montanaro direttore del Dipartimento della promozione salute della Regione Puglia. Un’ora di costruttivo dibattito  che come ha concluso Vito Montanaro ha posto le basi di una futura rete di assistenza che vedrà coinvolte le migliori strutture universitarie, ospedaliere, senza esclusione di quelle accreditate, con integrazione del territorio per i controlli e le cure domiciliari. Migliorerà l’assistenza, diminuiranno i disagi per i malati e le famiglie e aumenteranno le opportunità professionali per  infermieri, fisioterapisti, tecnici di laboratorio e operatori socio sanitari.

L’evento ha avuto valore formativo per medici e professioni sanitarie

5 articolo 2020 https://www.corrierepl.it/2020/02/14/cardiologi-a-congresso-a-bari-lendocardite-puo-essere-curata/

Nel cuore del rischio

Nel cuore del Rischio

I fattori di rischiocardiovascolare  sono specifiche condizioni, per esempio  alterazioni di alcuni parametri di laboratorio o modificazioni dello stile di vita,  che risultano statisticamente correlate ad una malattia cardiovascolare e che pertanto si ritiene possano concorrere alla sua patogenesi. Non sono i veri agenti causali della coronaropatia, ma indicatori di probabilità di comparsa. La loro assenza non esclude la comparsa della malattia, ma la presenza di uno di essi, e ancor di più la copresenza di più fattori legati fra loro, ne aumenta notevolmente il rischio d’insorgenza e di sviluppo.

Per questo motivo, in anni più recenti è stato introdotto il concetto di rischio cardiovascolare globale che non tiene in considerazione la gravità del singolo fattore, bensì valuta l’effetto cumulativo  dei tanti fattori di rischio. L’aggiunta di uno o più indicatori di rischio fa moltiplicare la possibilità di insorgenza della patologia e la riduzione, anche piccola dei valori numerici inciderà significativamente sulla discesa globale del rischio. In questo modo è stato possibile costruire delle tabelle dette carte del rischio cardiovascolare, che attraverso un punteggio (score) indicano la probabilità di andare incontro, entro un dato numero di anni, a un evento cardiovascolare in base alla concomitanza di più fattori e alla loro severità. Pertanto, indicando alcune variabili, età, colesterolemia, pressione arteriosa sistolica, abitudine tabagica, diabete, genere, è possibile calcolare un profilo di rischio, valutabile nel tempo e specifico per quel paziente. E’ importante sottolineare che la valutazione del Rischio cardiovascolare globale con le “carte” è destinato alla popolazione generale che non è stata colpita da infarto del miocardio e che i pazienti con storia di infarto sono tutti da considerare a rischio elevato. Questo concetto ha la sua rilevanza per le scelte terapeutica. Le ultime linee guida della società europea di cardiologia per il trattamento delle dislipidemie considerano ad alto rischio non solo i pazienti con cardiopatia ischemica nota, ma anche pazienti con diabete tipo 2 o tipo 1 con microalbuminuria. L’insufficienza renale cronica è una condizione di alto rischio. Per tutti gli altri le carte SCORE sono un utile modello di riferimento valutativo.

Carta

La comunità scientifica descrive il rischio intrinseco all’età con la previsione che la cardiopatia coronarica possa, nel terzo millennio, avere valore di epidemia e in medicina si considera anche il rischio residuo per quei soggetti che, pur trattati correttamente, continuano ad avere eventi avversi. Non basta la scarsa “compliance” della terapia e il mancato raggiungimento dei bersagli prefissati, le vere cause sono da ricercare nella biodiversità e nel cambiamento continuo degli stili di vita. Questi saranno i nuovi riferimenti per la ricerca e le campagne di comunicazione nei prossimi anni.

Per ridurre il rischio d’insorgenza delle malattie cardiovascolari non dobbiamo solo continuare ad abbassare i valori dei parametri di laboratorio, colesterolo e glicemia per esempio, per ottenere il risultato. E’ necessario che la medicina del territorio, accanto ai farmaci, prescriva comportamenti virtuosi, idonei stili di vita come l’educazione alimentare e l’implementazione dell’esercizio fisico sin dai primi anni di vita. Nell’ultimo decennio la curva di riduzione di questi eventi e della mortalità in particolare, ha subito un notevole rallentamento negli adulti, ma non nelle fasce d’età più giovanili, dove si è addirittura assistiti a un’inversione di tendenza.

I fattori di rischio, giorno per giorno in aumento, sono distinti in modificabili e non modificabili. Colestero, trigliceridi e glicemia, ipertensione arteriosa, tabagismo, cattiva alimentazione, inquinamento ambientale, stress e depressione, sedentarietà sono i fattori di rischio che possono essere modificati  con intervento farmacologico e  appropriati stili di vita. Biodiversità e differenza di genere, ereditarietà oggi non sono modificabili, forse lo saranno nel futuro con interventi di ingegneria sul codice genetico.

Riccardo Guglielmi, già Direttore Cardiologia ospedaliera Policlinico, Presidente Comitato scientifico AMA Cuore Bari