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Pronto il nuovo profilo del Serial Killer. Al primo posto gli amministratori delegati

Manager, avvocati e chi lavora in radio e tv sono ai primi tre posti della classifica dei professionisti a più alto rischio psicotico. Seguono i venditori, i chirurghi, i giornalisti, i religiosi, gli chef, i poliziotti e gli impiegati pubblici. A stilare questa classifica è stato lo psicologo Kevin Dutton, dell’Università di Oxford, che ha sviluppato la lista nel suo libro ‘The Wisdow of Psychopaths: What Saints, Spies, and Serial Killers can teach us about success’.
Elaborando i dati di 5000 interviste, effettuate ai lavoratori di tutti i settori nel corso dell’indagine ‘Great British Psychopath Survey’ e servendosi di un particolare test, Duttan identificato le categorie professionali più vicine allo sviluppo di psicosi tipiche dei killer seriali. Il test proposto stabiliva un punteggio per alcune caratteristiche tipo la crudeltà, il fascino, la forza mentale, il coraggio, la consapevolezza e l’azione.
A basso rischio psicotico sono invece, sempre secondo il dott. Dutton, le badanti, le infermiere, i terapisti, gli artigiani, gli stilisti, i lavoratori del settore sociale, gli insegnanti, i designer, i medici non chirurghi e i ragionieri.
Bari 12/01/2013

Effetto paradosso del fruttosio. Meglio non usarlo nelle diete

Molti  dietologi hanno per anni considerato il fruttosio, un monosaccaride chetonico, una valida alternativa al glucosio, nei programmi di educazione alimentare finalizzati alla prevenzione del diabete, dell’obesità e dell’arteriosclerosi. Quanti di noi non hanno considerato il fruttosio, il “dolcificante non ingrassante” durante la rituale degustazione di un caffè espresso al bar. Adesso certe certezze sono seriamente messe in discussione. L’analisi dei dati di un recente studio della Yale University School of Medicine ha dimostrato che gli alimenti contenenti fruttosio in gran quantità favoriscono l’aumento di peso. La ricerca, riportata da My Health News Daily, ha visto coinvolte venti persone, con peso normale, che si sono sottoposte a risonanza magnetica prima e dopo l’assunzione di bevande ricche di fruttosio. Il gruppo che aveva consumato fruttosio presentava una diminuzione dell’attività nell’ipotalamo sede nell’encefalo della regolazione dell’appetito. Il fruttosio altera la risposta del nostro organismo alla leptina, ormone che come un interruttore, è responsabile del ritardo allo spegnersi dello stimolo della fame. Questa funzione è mediata, come dimostrato sulle cavie in laboratorio, da un aumento del valore ematico dei trigliceridi secondario all’eccesso di assunzione di fruttosio.
Risultato il fruttosio inganna il cervello, si ha più fame, si mangia di più e s’ingrassa.

Bari 8/01/2013

Bimbo che piange o bimbo che non piange. Questo è il problema

Lasciare il bebè piangere nella culla, quando si risveglia specie nel cuore della notte, o prenderlo in braccio per cullarlo e farlo riaddormentare? E’ questo il dilemma di ogni neo-genitore, specialmente se, per la coppia, si tratta di prima esperienza. Un recente studio degli psicologi della Temple University (Usa) guidati da Marsha Weinraub, pubblicato su ‘Developmental Psychology’, sostiene che, nella maggior parte dei casi, è meglio lasciare i bambini in culla e farli riaddormentare da soli.
Sono stati esaminati i comportamenti di risveglio notturno in un gruppo di 1.200 piccoli fra i sei e i trentasei mesi. Lo studio ha dimostrato che anche i bambini, proprio come gli adulti, si svegliano ogni ora e mezza-due e poi si riaddormentano, ma solo alcuni di loro piangono in questo momento di passaggio. Gli studiosi hanno chiesto ai genitori di riferire dettagli sul risveglio dei loro figli di 6, 15, 24 e 36 mesi. Si è scoperto che, dai sei mesi di età, il 66% dei piccoli non si risveglia o lo fa solo una volta a settimana. Mentre il 33% si sveglia almeno sette notti alla settimana a sei mesi, scendendo a due notti a 15 mesi e a una notte alla settimana a 24 mesi di età.
I bambini maschi e di temperamento irritabile, dormono maggiormente in modo irregolare e hanno più probabilità di essere allattati al seno. Le madri, pur più spesso depresse, presentano una maggiore sensibilità.
I risultati suggeriscono alcuni elementi importanti, dice la dott.ssa Weinraub. Il primo è che i fattori genetici che possono influire sul temperamento appaiono implicati anche nelle problematiche del sonno. Il secondo è l’importanza per i bambini di imparare ad addormentarsi da soli. Il terzo è evitare che le madri entrano in sintonia con questi risvegli notturni. Se il bambino ha l’abitudine di addormentarsi durante l’allattamento non sarà in grado di auto-tranquillizzarsi e riaddormentarsi autonomamente.
Per la ricercatrice, infine, dovrebbe essere indagato meglio il collegamento fra la depressione materna e i risvegli del bimbo. Da un lato, infatti, è possibile che le madri siano già depresse durante la gravidanza e che questo ‘male di vivere’ prenatale incida sullo sviluppo neurale e sui risvegli del piccolo. Al contrario, è importante riconoscere che la privazione del sonno può, naturalmente, aggravare la depressione materna. “Il miglior consiglio – conclude la psicologa – è quello di mettere i bambini a letto sempre alla stessa ora, ogni notte, permettendo loro di addormentarsi da soli e resistendo alla tentazione di rispondere subito al risveglio”.
In conclusione sonni notturni compromessi per i neo genitori, prevalentemente nei primi sei mesi di vita del bambino e madri più depresse. Allora meglio lasciare piangere il bambino che si sveglia la notte e abituarlo a “andare a dormire dopo carosello”.
Bari 5 gennaio 2013

Le feste passano ma i chili restano

Durante le festività natalizie si tende a esagerare con il cibo. Qualche chilo in più è stato aggiunto in queste settimane al peso corporeo. E’ giusto rilassarsi pranzando insieme in famiglia, vista anche la lunga pausa scolastica dei nostri ragazzi. E’ bello partecipare a lunghi cenoni con gli amici o, per i più fortunati, vivere vacanze da sogno in luoghi esotici, crociere, al mare o in montagna. Anche se siamo lontani dalle nostre case, in qualsiasi parte del mondo, la gastronomia è sovrana nei giorni di Merry Christmas and Happy New Year.
Dobbiamo demonizzare il Natale? Assolutamente no.
Se abbiamo aggiunto qualche chilo di troppo ecco quattro regole utili e facili da seguire tra una festa e l’altra.
1.    Non serve mai digiunare. Dobbiamo nutrirci in modo leggero preferendo verdura e proteine semplici (uova, carni magre.)
2.    Bere molta acqua evitando bevande zuccherate o gassate.
3.    Attenzione agli alcolici, unica concessione mezzo bicchiere di vino, meglio rosso, o un bicchiere di birra. Completamente banditi i super alcolici.
4.    Fondamentale l’attività fisica. Passeggiare di buon passo per trenta minuti al giorno, salire a piedi le scale di casa, evitare l’auto e fare attività fisica di tipo aerobico per favorire il ripristino delle abitudini motorie.
L’Epifania tutte le feste porta via, ma abbiamo qualche giorno a disposizione per riprendere la forma ed evitare che passata la festa i chili restano.

Bari 3 gennaio 2013

Cuore sano cerca donna bianca e colta

Solo il 3% degli americani ha il cuore in forma. Questa è la conclusione dello studio dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) for Heart Disease and Stroke prevention di Atlanta, pubblicato sul “Journal of American Heart Association” coordinato dall’epidemiologo Jing Fang.
Ancora più bassa la percentuale di salute negli ultra sessantacinquenni, che presentano alterati i sette principali fattori che, secondo l’American Heart Association, influenzano il rischio cardiovascolare. Indice di massa corporea, fumo, colesterolo totale, diabete, pressione sanguigna, consumo di frutta e verdura e attività fisica sono i sette indicatori presi in esame nello studio condotto, con sondaggio telefonico, in cinquanta stati e che ha visto coinvolte 350.000 persone.
Differenza di genere positiva nelle donne che hanno un cuore più in forma degli uomini. I neri, i nativi, americani e dell’Alaska, hanno una situazione cardiovascolare peggiore rispetto ai bianchi e agli asiatici. L’istruzione fa anche la differenza. La salute è di casa nei più colti. Chi risiede nella capitale, Washington DC, sta meglio di chi vive sulle rive del Mississippi, mentre la situazione più disastrosa è stata riscontrata nello stato dell’Oklahoma.
Da questo studio potranno essere estrapolati i dati per i futuri programmi d’intervento. L’analisi delle differenze di alimentazione, di clima, di livello culturale e di genere, avrà un ruolo importante nella lotta all’epidemia delle malattie cardiovascolari prevista nel prossimo decennio.
Secondo questa ricerca potremmo raffigurare la Salute americana come una donna di razza bianca, colta, con dimora nella capitale e di età inferiore ai sessantacinque anni.
E quella italiana? Avrà gli stessi requisiti, ma sicuramente sarà più bella.

Bari 02/01/2013